Matteo I era nipote dell’arcivescovo di Milano Ottone Visconti, fu un uomo d’arme e aiutò lo zio nella conquista del potere a Milano. Nel 1287 diventò Capitano del Popolo di Milano e sottomise alla sua signoria l’intera Lombardia, parte del Piemonte, dell’Emilia e della Liguria. Morì nell’abbazia di Crescenzago il 22 giugno 1322.
Matteo Visconti nacque a Invorio (Novara) il 15 agosto 1250, nel 1269 sposò Bonacosa Borri e da lei ebbe 10 figli.
Nel 1295 dopo la morte di Ottone si aprì un lungo periodo di lotte per la dominazione di Milano fra i ghibellini, sostenitori del vicario imperiale ed i guelfi, sostenitori del papa e appoggiati dagli storici avversari dei Visconti, i Della Torre. Dopo vicende alterne e anni di continui scontri con i Torriani, il 13 luglio 1311 l’Imperatore Arrigo VII° conferì a Matteo l’incarico di Vicario Imperiale per Milano.
Il 4 gennaio 1318 i vescovi di Asti e di Como, legati papali, scomunicarono Matteo, un’ altra scomunica lo raggiunse il 10 febbraio e una terza il 6 aprile dello stesso anno.
Nel 1320, ad Avignone fu istruito contro Matteo il processo avviato da papa Giovanni XXII. Matteo fu accusato di essere un eretico cataro, di aver aiutato il predicatore eretico fra’ Dolcino e addirittura di aver ingaggiato Dante Alighieri come negromante per pratiche di magia nera contro papa Giovanni XXII. Il Visconti non si presentò e fu condannato in contumacia, l’accusa di eresia fu estesa a tutti i figli e nipoti.
Matteo Visconti, ormai ultrasettantenne, si ritirò nella canonica di Crescenzago, dove era già stato in passato per ritemprarsi. Indebolito nello spirito e nel corpo, dopo una breve malattia, spirò il 24 giugno 1322, i figli tennero nascosta la morte per qualche giorno.
Per avere la possibilità di seppellire la salma in un luogo sicuro e segreto, tale da non essere profanata, i figli per alcuni giorni si comportarono come se il padre fosse vivo, fecero arrivare il cibo e fecero entrare i dottori nella stanza della canonica ove era ricoverato.
Il segreto del luogo della sepoltura rimane tuttora inviolato. Esistono a tal proposito varie congetture, alcuni pensano sia sepolta a S. Cristoforo, fuori di porta Ticinese, altri propendono per S. Eustorgio, la maggioranza degli studiosi pensano che la salma sia stata sepolta nella stessa canonica di Santa Maria Rossa.
Specifiche ricerche, sia all’interno della chiesa di S. Maria Rossa, che nelle immediate vicinanze, sono state fatte a più riprese per scoprire il sepolcro, ma finora tutti i tentativi sono stati vani, da quasi sette secoli il segreto rimane ben custodito.