La Cascina Gobba ha sempre avuto uno strettissimo rapporto con il trasporto su rotaie.

Oggi il suo nome è universalmente legato alla fermata della linea 2 della metropolitana che prende il suo nome.

Alla fine degli anni 60 , proprio per far posto alla fermata del metro ed al suo parcheggio, gli edifici della frazione a Sud della via Padova furono abbattuti ed ai suoi abitanti il Comune concesse appartamenti in case popolari al quartiere Gratasoglio, all’altro capo della città !

Nella prima metà del secolo e sino alla metà degli anni 60 la Gobba era stata un importante snodo ed una frequentatissima fermata delle linee dell’Adda, dalla Gobba passavano 2 linee importanti che uscivano da Milano. Una linea, arrivata al bivio di cascina Gobba girava a sinistra ed imboccava quella che allora si chiamava via Bormio, toccava Cologno Monzese, Brugherio, Concorezzo e arrivava sino a Vimercate. L’altra linea proseguiva dritto lungo la Padana Superiore, andava a Vimodrone, Cernusco sul Naviglio, Gorgonzola ed aveva il capolinea a Vaprio d’Adda.

Cartina risalente probabilmente agli anni 30, sono segnate le linee gestite dalla STEL (Società Trazione Elettrica Lombarda ) . Sulla destra, si vedono (in rosso) le 2 linee che congiungevano Milano a Vimercate e Vaprio d’Adda o Cassano.

La linea Milano-Vimercate fu inaugurata con motrici a vapore il 1 luglio 1880, la stessa linea fu elettrificata nel 1929, un anno prima anche la linea di Vaprio era stata elettrificata.

Nell’immediato dopoguerra e negli anni immediatamente successivi lo spostamento della manodopera dai campi alle industrie unitamente alla industrializzazione delle periferie e l’inizio del terziario nella grande città concorsero alla nascita del pendolarismo. Questo fenomeno contribuì ad accrescere l’importanza delle linee dell’Adda. I convogli si fecero sempre più frequenti e più lunghi, la fermata della Gobba si fece sempre più frequentata. Sembra documentato che, per far fronte alle richieste nelle ore di punta, i convogli fossero lunghi fino a 130 metri.

Due lunghi convogli delle linee Celeri dell’Adda, in primo piano il convoglio diretto a Cologno Monzese, sullo sfondo con le carrozze con il tetto bianco, quello diretto a Vimodrone. (foto A. Gatti)

Il successivo aumento sfrenato e incontrollato del trasporto privato segnò il lento ma progressivo declino delle linee dell’Adda. Gli investimenti si spostarono verso strade e metropolitane, il parco carrozze e le stazioni divennero sempre piu obsolete. Il capolinea in Milano fu dapprima a porta Venezia, quindi fu posizionato in Benedetto Marcello, poi in piazza Aspromonte, successivamente quando i lunghi convogli frenavano il traffico cittadino che iniziava ad essere caotico fu portato in via Palmanova.

Incidente di un convoglio delle linee Celeri dell’ Adda a metà degli anni ’60. Il primo carrello e andato verso Vimodrone, il secondo ha seguito le rotaie per Cologno. Sullo sfondo incombe già la massicciata della MM2 che sostituirà le linee celeri dell’Adda.(foto A.Gatti)

Negli anni 70 le linee dell’Adda furono integrate nella linea 2 della Metropolitana. La vecchia fermata senza pensilina del tram è stata sostituita dalla moderna stazione Cascina Gobba della linea 2 della Metropolitana.

Convoglio proveniente da Cologno Monzese diretto a Milano negli anni ’60. Dal libro “Dall’Omnibus alla metropolitana” di Ogliari. 

 Negli anni il tram ha avuto un ruolo importante nella vita sociale della Gobba. Molte persone arrivavano dalle frazioni attorno, lasciavano la bicicletta in deposito al ciclista (sig. Gaslini) e prendevano il tram per recarsi al lavoro, altre scendevano per prendere l’autobus D che faceva capolinea a fianco del numero 389, molte altre persone arrivavano dalla linea di Vimercate e scendevano a Gobba per andare a lavorare alla SPAI in via Olgettina (societa per la raccolta della nettezza urbana, ora AMSA). Nel tardo pomeriggio la fermata traboccava di gente vociante che aspettava il tram per tornare a casa. Nell’attesa alcuni ne approfittavano per andare a fare acquisti in drogheria, qualcuno utilizzava il barbiere. Altri ancora facevano una scappatina in osteria e per non offendere nessuno tutti dovevano fare il loro turno a offrire da bere e quando qualche ora dopo decidevano di uscire il passo non era cosi sicuro come all’entrata e di tram ne erano passati molti. In quegli anni furoreggiava la spuma chiara, quella scura e la gazzosa ma tutte le ore del giorno e tutte le stagioni erano appropriate per farsi “un calisin” (calice di vino rosso), ” un bianchin” (bicchiere di vino bianco), “un grapin” (un grappino), “un ramandulà” (una grappa di ramandolo) o “un camparin” (un Campari) . I passaggi dei primi tram scandivano il tempo degli abitanti della Gobba era normale sentire frasi del tipo: “Al prim tram seri giàmò dessedàa …” o “Quand ghè pasà el prim tram l’ha cumincià a piòv fort ” . Rispetto agli abitanti di altre frazioni, magari più grandi ma più isolate, alla Gobba, grazie anche al tram ci si sentiva importanti, un po’ meno in periferia.

Inoltre dal dicembre 1999 è attiva una metropolitana automatica leggera , senza personale di bordo, che effettua il percorso di 682 metri su un binario sopraelevato tra la stazione della metropolitana di Cascina Gobba e l’ospedale San Raffaele