Mario Farina in divisa da bersagliere poco prima di partire per la Russia

Il bersagliere Mario Farina, abitava a Crescenzago in via San Mamete, partì per il fronte russo nel luglio del 1942, non rientrò più in Italia e non si seppe mai quale fu la sua sorte.

Mario Farina  era nato nel 1912 ed era figlio di Luigi e Carolina Cavenago.

Il primo contingente che fu inviato in Russia nel Luglio ‘41, lo C.S.I.R. (Corpo di Spedizione Italiano in Russia), contava 62.000 uomini ed ebbe quasi 2.000 tra morti e dispersi e 8.000 tra feriti e congelati.

Il secondo contingente, l’ARMIR (Armata Italiana in Russia), fu inviato nel Luglio del ’42, incorporò i resti del CSIR ed ebbe con gli avvicendamenti 229.000 soldati.

Il bersagliere Mario Farina partì con l’ARMIR e fu inquadrato nel 3° Reggimento bersaglieri che faceva parte della 3ª Divisione Celere “Principe Amedeo Duca d’Aosta”.

Tra il luglio 42 ed il Marzo del ‘43, l’ARMIR ebbe circa 88.000 tra morti e dispersi e circa 34.000 tra feriti e congelati, 60/80.000 soldati vennero fatti prigionieri dall’armata russa, i numeri non furono mai precisi perchè fonti diverse davano sovente dati molto discordanti tra loro. Per i militari italiani catturati dai sovietici iniziò da quel momento un drammatico calvario che per alcuni durò alcuni mesi, per altri anni e per altri ancora non ebbe mai fine.

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Il settimanale EPOCA sulla prima pagina annunciava: ACCERTATA L'ESISTENZA DI PRIGIONIERI ITALIANI TRATTENUTI DAI RUSSI.

La sorte della maggioranza dei dispersi e dei prigionieri rimase e rimane tuttora ignota, l’unico dato certo è che a partire dal 1946 vennero rimpatriati dalla Russia 10.030 prigionieri di guerra italiani, gli ultimi nel 1954, dopo oltre 11 anni di prigionia.

Un numero tuttora imprecisato scomparvero nel nulla… e tra loro Mario Farina.

Per anni, nell’immediato dopoguerra, ci si interrogò su quanti fossero i soldati italiani ancora vivi e tenuti  prigionieri in Russia nei campi di lavoro. Per tentare di risolvere questo drammatico enigma furono istituite commissioni internazionali, fu investito del problema l’ONU, fece ricerche la Croce Rossa Internazionale ma i risultati furono deludenti.

Questa crudele incertezza ha alimentato per anni la speranza nella famiglia Farina, come in molte altre  famiglie italiane, di poter riabbracciare i loro cari.

A più riprese i giornali dell’epoca, spinti dalll’opinione pubblica, tornarono sull’argomento, nel 1952 il settimanale EPOCA nel numero del 31 maggio pubblicò un elenco di persone che si ritenevano ragionevolmente ancora vive, tra di loro figurava il nome del bersagliere Mario Farina; il caporal maggiore Dario Murgia aveva ufficialmente testimoniato di averlo visto in vita dopo la fine della guerra.

Elenco dei prigionieri con il nome di M. Farina nelle pagine interne di EPOCA del maggio '52.

Nel marzo 1956, la commissione dell’ONU per i prigionieri di guerra comunicava ufficialmente i nominativi di 600 tra militari ed ufficiali italiani che risultavano ancora vivi in Russia. Si trattava di persone che per le quali si era potuto accertarne l’esistenza attraverso testimonianze, fotografie, scritti. I giornali dell’epoca diedero la notizia con grande risalto, nella foto sottostante il titolo sparato in prima pagina con grande rilievo dal CORRIERE D’INFORMAZIONE del 14-15 marzo 1956.

Nelle pagine interne nel lungo elenco dei dispersi che si ritenevano ragionevolmente ancora in vita a 11 anni dalla fine delle ostilità,  figurava ancora il nome di Mario Farina.  

Ma di Mario Farina non si ebbe più nessuna notizia e non tornò più in via San Mamete.

Nel 1958, l’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi ricevendo una delegazione di familiari dei dispersi in Russia che sollecitava un più incisivo impegno del Governo italiano verso quello sovietico, dichiarò:  “Purtroppo il Vostro problema è stato sacrificato per ragioni di Stato”.

Ancora oggi, a distanza di 70 anni, approfittando del mutato clima politico ci sono figli e nipoti dei “dispersi” che vanno in Russia nei luoghi delle battaglie e dei campi di prigionia alla ricerca di notizie dei loro congiunti;  in internet ci sono forum e blog molto attivi sull’argomento, che mettono in rete tutte le notizie, inesorabilmente sempre più scarne che emergono da quell’oscuro passato.