Il conte Leonardo Bonzi in divisa da ufficiale dela Regia Aereonautica

Sulla targa presente nel salone dell’asilo di Crescenzago tra i nomi dei benefattori figura anche quello del conte Leonardo Bonzi.

Leonardo Bonzi (1902-1977) apparteneva ad una ricca e nobile famiglia di origine cremasca che acquisì titolo nobiliare ed agiatezza sin dalla seconda metà del ‘400, quando aiutò con le sue barche fluviali la repubblica Serenissima contro  gli Sforza nella guerra per il possesso di Crema.

La famiglia Bonzi agli inizi del ‘900 possedeva una ampia fascia di territorio che si estendeva dalla frazione di Rovagnasco di Segrate fino al fiume Lambro e che comprendeva le cascine di Rovagnasco, Olgetta, Olgia e Melghera, terreni sui quali sarebbero stati poi edificati Milano 2 e l’ospedale S. Raffaele.

Il conte Leonardo Bonzi aveva relazioni con Crescenzago in quanto proprietario della cascina Melghera, ubicata nel territorio di Crescenzago ed aveva anche legami affettivi perché a quella tenuta, che la città stava ormai fagocitando, erano legati ricordi di tante battute di caccia a lepri, fagiani e baccaccini fatte in gioventù. Il conte Bonzi passava la maggioranza del suo tempo in giro per il mondo impegnato nel portare a termine qualche impresa e quindi rinunciava quasi sempre agli inviti dell’asilo di Crescenzago a presenziare alle cerimonie ufficiali ma non mancava mai di far sentire la sua vicinanza con consistenti donazioni, per questo motivo il suo nome figura tra i maggiori benefattori dell’asilo.

Risulta difficile se non impossibile riassumere in poche righe la vita di Leonardo Bonzi, egli fu un personaggio unico, fuori dagli schemi, autore di leggendarie imprese e protagonista delle cronache sportive e mondane per oltre mezzo secolo.

1934 - Leonardo Bonzi fotografato durante il suo viaggio in Groenlandia

Conseguì una laurea in Giurisprudenza presso l’Università Cattolica di Milano ed una in Economia e Commercio presso l’Università Bocconi ma il suo temperamento non era compatibile con la vita sedentaria di un ufficio.

Si cimentò in moltissimi sport: nel 1924 partecipò nel bob a due alle Olimpiadi invernali di Chamonix, nel ’29 fu  campione italiano di tennis nel doppio e nel misto e fece parte per una decina di anni delle squadra di Davis, vinse gare di salto con gli sci, di pattinaggio artistico e tiro a volo, praticò l’ippica, il polo, la caccia e la pesca subacquea.

Fu un provetto alpinista e nel corso degli anni aprì 17 nuove prime vie d’ascensione sulle montagne di tutto il mondo.

Un’altra sua grande passione fu l’esplorazione, iniziò nel 1933 con una spedizione in Iran, a cui ne seguirono tante altre tra le quali una in Groenlandia, sull’Himalaya e fece anche l’ intero percorso della catena dell’ Atlante sugli sci. Questi viaggi ed in seguito anche molte delle sua avventure furono magistralmente raccontate da Bonzi in articoli che vennero  pubblicati da molti giornali, tra i quali “IL TEMPO” ed il “CORRIERE DELLA SERA.

Nel 1937 sposò Elisa Lentati, prima donna italiana a conseguire il brevetto di pilota, ed era tale la sua passione per le avventure in luoghi semisconosciuti che, a bordo di una Lancia Aprilia, con la moglie fece il viaggio di nozze attraversando, l’Afghanistan, l’Iran, l’Iraq e la Siria.

Fu anche un abile pilota di aerei e conquistò anche in questo campo numerosi trofei, nel 1935 con un aereo fece la prima traversata del Sahara, nel 1939 vinse il Nastro Azzurro per aerei leggeri sul tratto Roma-Addis Abeba.

Un aereo Savoia Marchetti S82 della Regia Aereonautica, uno degli aerei più utilizzati da Bonzi nelle sue missioni.

Durante la Seconda Guerra mondiale grazie alla sua abilità di pilota fu arruolato nei Servizi Speciali Aerei. Nel 1941 con un’impresa rocambolesca riuscì a raggiungere le truppe italiane circondate dai nemici in Africa Orientale, sulla via del ritorno fu catturato dagli Inglesi, ma riuscì a fuggire col suo aereo e a tornare in Italia dove fu premiato con la medaglia d’oro da Mussolini in persona; per le sue imprese ottenne anche 4 medaglie d’argento. Anche i  tedeschi riconobbero il suo valore e fu decorato dal generale Kesserling con la croce di ferro. Dopo l’8 settembre, aggregato con le forze aeree interalleate, effettuò alcune importanti missioni che gli valsero decorazioni militari anche da parte delle Forze Alleate; si congedò dall’Aereonautica nel 1945 col grado di Tenente Colonnello.

Un’ aneddoto riportato nel libro biografico “Leonardo Bonzi, l’uomo che partiva sempre” (1) è emblematico del suo carattere schietto e diretto: … il colmo era che qualche mese prima gli stessi che ora lo premiavano lo avevano arrestato per disfattismo. Infatti, a Mussolini che aveva convocato Bonzi per avere un’opinione di prima mano sulla campagna d’Albania, il conte aviatore aveva risposto con sincerità: “ Eccellenza, con tutto il rispetto, ce l’abbiamo in quel posto”. Il duce non gradì e lo spedì al campo di Castelvetrano in un esilio forzato che fu interrotto solo grazie all’intervento di Edda Ciano, amica di Bonzi …”.

Nel maggio 1945 sposò in seconde nozze la famosa attrice Clara Calamai e si trasferì a Roma, assieme a Carlo Ponti fondò la casa di produzione cinematografica ATA, il primo film prodotto fu “Piccolo mondo antico” diretto da Mario Soldati e fu un grande successo a cui ne seguirono altri. Nel ’48 vendette le sue quote nell’ATA e tornò a Milano, dove gli fu anche proposto di fare il sindaco.

Copertina della rivista argentina "El Grafico" con la foto di Bonzi e Lualdi davanti al loro aereo.

 

Annullo filatelico in memoria dell'impresa dell'Angelo dei Bimbi nel centenario della nascita di Don Gnocchi

Nel gennaio 1949 assieme a Manuer Lualdi, giornalista del Corriere della Sera, compì una grande impresa di solidarietà che ebbe una rilevanza mondiale. I giornali di tutto il mondo raccontarono la loro trasvolata atlantica con un monoplano battezzato “Angelo dei Bimbi”. Il nome era appropriato perchè il fine del Raid era quello di sensibilizzare l’opinione pubblica al problema della rieducazione dei mutilatini di guerra e raccogliere fondi per la meritoria opera che Don Carlo Gnocchi aveva iniziato da poco in questo campo. Il piccolo aereo per far posto ai serbatoi supplementari necessari per la trasvolata era stato privato di tutti i materiali che i piloti ritennero superfluo, tra questi la radio, i paracaduti ed il battello di salvataggio. La missione ebbe successo ed il raid  fruttò mezzo miliardo di Lire ai mutilatini di Don Ghocchi.

Manifesto del film "Il continente perduto" in lingua tedesca.

A partire dagli anni ’50 si dedicò alla produzione di film – documentari che ricevettero numerosi premi. Fu regista e produttore di documentari come Una lettera dall’Africa (1951) e Continente perduto (1955) che al Festival di Cannes vinse il Premio Speciale della Giuria. Vinse anche il David di Donatello come  produttore grazie a La muraglia cinese (1958) di Carlo Lizzani.

“ … alto, snello, bel sorriso, occhi azzurri, di poche parole per lo più in milanese … più simile a Gary Cooper che a Cyrano di Bergerac, le donne dai quindici ai cinquant’ anni si innamoravano di lui per come si vestiva, per come guidava le sue auto sportive, per come ballava il tango… “ così scriveva di lui Gaetano Afeltra sul Corriere della Sera (2).

1955 - Leonardo Bonzi e Sofia Loren a Cannes

Nel 1961 sposò in terze nozze Jacqueline de Rieupeyroux e nel 1966 la mutinazionale svizzera Nestlè in occasione dei festeggiamenti per il centenario gli commissionò un documentario sulla fame nel mondo che venne intitolato “Nourritures des hommes”.

La vita movimentata non gli impedì di seguire con scrupolo i suoi affari, oltre a molte cariche onorifiche fece parte del consiglio di amministrazione di ben 27 società. Fu consigliere della SEA e già dagli anni ’50 con lungimiranza fu un convinto ma inascoltato assertore dello sviluppo di Malpensa.

Fu presidente del “Clubino” esclusivo circolo milanese per soli uomini che annovera tra i soci la borghesia e l’aristo­crazia illuminata di Milano.

Negli anni ’60 vendette parte dei terreni di Segrate e Crescenzago a Silvio Berlusconi e don Verzè che in un libro dedicato a Giannino Bassetti (3) così racconta il suo primo incontro con Leonardo Bonzi:… il conte Bonzi quando mi sono presentato da lui mi ha detto: «Quanto terreno vuole?», «Io vorrei 25.000 metri». «Uh, che esagerazione! 25.000 metri per fare un ospedale e – dice – supponiamo che io glieli dia, lei ha moneta da darmi per pagare? ». Risposi: «Non ne ho », non ne avevo di soldi e allora dice: «Lei, l’è a pé frecc » (un modo per dire «la vedo male). …

Don Verzè promise al conte Bonzi che avrebbe saldato il debito quando la provvidenza lo avrebbe voluto e negli anni seguenti tutte le volte che i 2 avevano occasione di incontrarsi il conte non mancava di chiedere al prete-imprenditore: «E alura Don Verzè, quand’è che la riva la providensa ?»

copertina del libro "Leonardo Bonzi, l’uomo che partiva sempre. Storia di un Italiano non qualunque"

Dagli anni ’60 visse principalmente nella sua tenuta agricola di San Michele a  Ripalta Cremasca, vicino a Crema, immersa nel verde, lungo il fiume Serio, dove soleva invitare a battute di caccia i tanti amici che aveva conosciuto in giro per il mondo.

Il quotidiano "La provincia" del 28 ottobre 1966 da notizia della presenza della ex-moglie dello Scià di Persia nella tenuta del conte Bonzi.

Morì il 29 dicembre 1977 e come da suo espresso desiderio l’annuncio della sua morte venne dato ad esequie avvenute.

E’ quasi incredibile che un tale personaggio che con le sue imprese ha contribuito alla storia di Milano e dell’Italia sia pressochè sconosciuto ai più e sia praticamente dimenticato dalle istituzioni.

Nel 1999, ad oltre 20 anni dalla morte, la figlia Emilia Bonzi insieme alla giornalista Caterina Soffici ha raccolto e pubblicato le gesta avventurose del padre in un bel volume (1) ricco di storie vissute e fotografie, una biografia articolata e puntuale che restituisce un importante tassello al mosaico della storia italiana dello scorso secolo.

Museo Leonardo Bonzi nella tenuta San Michele nella frazione di Ripalta (Crema)

Nel 2006 è stato inaugurato un Museo dedicato alla vita di Leonardo Bonzi. Il museo, voluto e realizzato dalla figlia Emilia, è ospitato nelle scuderie della tenuta di San Michele, vicino a Crema (4) e vi sono raccolte tante  fotografie, cimeli e testimonianze di una vita avventurosa e di uno spaccato di vita italiana.

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(1)  E. Bonzi – C. Soffici : Leonardo Bonzi, l’uomo che partiva sempre. Storia di un Italiano non qualunque, Mursia, 1999; 2002.

 

(2)  G. AFELTRA: Il milanese che partiva sempre, Ricordo di Leonardo Bonzi aviatore e idolo delle donne. – Corriere della Sera, 14 marzo 2000

 

(3)  R. Garruccio – G. Maifreda: Giannino Bassetti: l’imprenditore raccontato, Rubbettino Editore, 2004

 

(4)  Museo Leonardo Bonzi, via Bonzi 5, San Michele, 26010 frazione Ripalta Cremasca (Crema).