Casa Galimberti in via Malpighi 3, rappresenta una delle più riuscite ed originali realizzazioni del liberty milanese. I committenti, i Galimberti, erano degli imprenditori edili e furono grandi fautori dell’Art Noveau a Milano.

Il palazzo fu edificato tra il 1904 ed il 1906 su progetto dell’ architetto Bossi (1864-1924) e si caratterizza per le lavorazioni in ferro battuto, per i balconi in cemento ma soprattutto per le mattonelle di ceramica dipinta a fuoco.

La superficie esterna della costruzione, quasi 170 metri lineari distribuiti tra le vie Malpighi e Sirtori è infatti rivestita in buona parte da piastrelle dipinte che tratteggiano al primo piano figure femminili e maschili tipiche dello stile liberty. Nei piani superiori le piastrelle disegnano splendidi motivi floreali di piante rampicanti che si susseguono con decorazioni in ferro battuto.

L’architetto Bossi scelse per il basamento il ceppo gentile, una pietra poco costosa fatta giungere, tramite la Martesana, direttamente dalle cave di Trezzo.

I fratelli Galimberti comprarono il terreno dove costruire la loro casa dalla S.A.O. (Società Anonima Omnibus) che aveva gestito i trasporti pubblici cittadini utilizzando gli omnibus, le carrozze trainate dai cavalli. Nel 1900 il Comune di Milano decise di passare ai tram elettrici e la società che gestiva gli omnibus dovette chiudere ed in parte demolire la rimessa nella quale erano custodite le carrozze e le scuderie con quasi 300 cavalli. Su parte di quei terreni sorse il palazzo Galimberti.

Sotto l’angolo del palazzo passa il letto ormai asciutto della roggia Gerenzana che esce dalla Martesana e che un tempo forniva il fabbisogno di acqua alle scuderie della SAO ed arrivava a Rogoredo dove era utilizzata per irrigare i terreni della tenuta agricola dei conti Brivio Sforza.

Nel 1965 l’edificio è stato sottoposto a vincolo monumentale.

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