Nei primi anni del 900 il nucleo più antico della frazione, la cascina del civico 393 era di proprietà della famiglia Cazzaniga che abitava a S. Giuliano Milanese, nessuna parentela con i Cazzaniga della contigua frazione S. Giuseppe, fioristi  famosi per la loro produzione di rosai.

La famiglia Oriani (i miei bisnonni nda) aveva in affitto tutta la cascina e le terre circostanti, coltivava i campi a foraggio, mais e frumento e le stalle erano piene di mucche da latte.

Il cortile era abitato dai salariati che lavoravano nei campi o nelle stalle.

Nel 1927 gli Oriani trasferirono la loro residenza e l’attività a Cascinella, cascina ancora esistente tra la frazione S. Giuseppe e Vimodrone, ma non lasciarono la Gobba, anzi acquistarono tutto il cortile del 393 senza i terreni. Le stalle si svuotarono ma in cortile continuarono ad abitare i salariati degli Oriani.

A partire dal 1930, a più riprese, provenienti da Linate, arrivarono in cortile come affittuari , i 5 fratelli Ornaghi: Gerolamo, Vittorio, Eugenio (mio padre), Attilio ed Ernesto.

I 5 fratelli Ornaghi coltivavano ortaggi, ognuno di loro aveva una famiglia ed una attività indipendente con un appezzamento attorno alla cascina. Le stalle tornarono ad essere abitate dai cavalli necessari per i lavori dei campi ed il cortile si riempì di cesti delle verdure tipiche della zona: verze, piselli, fagiolini, carote, insalate, cardi…

Il terreno attorno alla Gobba era fertile ed irriguo, erano presenti infatti molti fontanili di acqua sorgiva. Tutta la zona era piena di ortolani, infatti immediatamente dietro la Gobba (con ingresso tra il 389 ed il 393) c’erano i terreni dei Cattaneo, che abitavano a Crescenzago e che oltre alle verdure coltivavano fragole e lamponi, in via Bormio 5 a fianco della trattoria c’era la cascina degli Ornaghi (omonimi ma senza nessuna parentela con gli Ornaghi del 393). Altri orticoltori i Consonni erano all’ Isolavilla, le cui cascina, ristrutturata nel 2008, si può ancora scorgere lungo la tangenziale tra la Gobba e Cologno ed altri ancora, i Carcano lavoravano i terreni verso Vimodrone.

All’alba dalla zona della Gobba partivano molti carri con quintali di verdure diretti al mercato ortofrutticolo all’ingrosso che si teneva nelle vie attorno a corso XXII Marzo. La attuale palazzina Liberty di piazza Emilia, sede negli anni successive di tante battaglie del futuro Nobel Dario Fo era all’epoca la direzione del mercato ortofrutticolo.

Nel primo dopoguerra, alla morte di Angelo Oriani, avvenuta nel 1949 la gestione e l’usufrutto del cortile rimase nelle mani di Teresa, l’unica delle figlie di Angelo rimasta nubile.

Negli anni successivi gradualmente tutti gli Ornaghi abbandonarono l’attività o si trasferirono e già nei primi anni 60 nessuna attività agricola era presente nel cortile del 393 ed in tutta la frazione Gobba.

Nella periferia Nordest di Milano erano intanto sorti importanti insediamenti industriali, basti citare la Innocenti a Lambrate, la Pirelli alla Bicocca o la Falck a Sesto. Nella vicina Crescenzago c’erano la Philips, la Magneti Marelli e la Wander, casa farmaceutica svizzera che produceva Formitrol e Ovomaltina e la cui vecchia fabbrica in via Meucci è stata ora riconvertita a spazio espositivo di oggettistica etno. Le case che una volta erano dei braccianti agricoli furono gradualmente occupate dagli addetti all’industria.

Alla fine degli anni 60, quando l’Italia era in pieno boom economico, per la Gobba inizia un lento ma inesorabile declino. Gli edifici iniziano ad essere vetusti, gli appartamenti senza acqua e servizi igienici non rispondevano più agli standard abitativi di quegli anni. Nella cascina rimanevano i vecchi che non potevano fare a meno della “vita di cortile”. Negli anni ’60 il caseggiato del numero civico 392, le case di via Bormio e parte della trattoria furono abbattute per far posto a tangenziale e metropolitana. Il pezzo di via Padova che da sempre attraversava la Gobba e che congiungeva in linea retta le “Tre case” con San Giuseppe, sparì, la fisionomia della zona fu stravolta.

Qualsiasi opera di riqualificazione della vecchia cascina comportava ingenti investimenti. La presenza della stazione della metropolitana inaugurata nel novembre 1969 e la nascita dell’ospedale S. Raffaele avrebbero potuto rendere appetibile l’area per qualche operazione immobiliare ma i vincoli imposti dal fatto che la cascina era classificata come monumento nazionale rese impossibile qualsiasi speculazione edilizia. Alla morte di Teresa Oriani, avvenuta agli inizi degli anni ’80, gli eredi, dopo aver valutato diverse possibilità, vendettero la cascina alla famiglia Morandi che negli anni successivi procedette gradualmente alla ristrutturazione cercando di rispettare i canoni architettonici della vecchia cascina lombarda.

Portone della cascina Gobba, via Padova 393