Nel 2010 il residence Olgettina è stato al centro del gossip nazionale perché vi abitavano “le ragazze del Bunga Bunga” ma a pochi metri di distanza da dove è stato di recente edificato il residence, c’era è c’è tuttora la cascina Olgettina ed oltre un secolo fa balzò agli onori della cronaca nazionale perché Cecilia Cazzaniga, figlia del fittabile della cascina tentò maldestramente di uccidere il marito Edoardo Montorfano.

IL SECOLO, GAZZETTA DI  MILANO era il giornale più venduto in Italia a cavallo tra XIX secolo e XX secolo e usciva con sole 4 pagine. Nel numero 8418 di mercoledi-giovedi 11-12 settembre 1889 in 2° e 3° pagina, era pubblicato un lungo e particolareggiato articolo sul tentativo di omicidio della donna dell’Olgettina.
Dopo il titolo: “L’AVVELENATRICE DEL MARITO”, l’articolo iniziava così: “Stante la gravità del fatto, abbiamo ieri assunte informazioni dirette mandando un nostro reporter a Cernusco, alla cascina Volgettina, all’osteria del Camino ed a Gorgonzola…”.

Testata del SECOLO, GAZZETTA DI MILANO dell’11-12 settembre 1889.

Il nome della cascina definita Volgettina è storpiato, è una traduzione errata del milanese “Ulgettina”, si tratta della Cascina Olgettina di via Olgettina 70, oggi sede del  Centro ippico dei pioppi, ai margini orientali del Comune di Crescenzago dopo la Cascina Melghera.
Cecilia Cazzaniga, figlia del fittabile della cascina Olgettina qualche mese prima, il 26 giugno, aveva sposato Edoardo, ed era andata a vivere a Cernusco assieme alla famiglia del marito, i Motorfano, definiti nell’articolo danarosi che gestivano l’osteria del Camino con stallazzo. Il matrimonio, come spesso accadeva a quei tempi, era stato combinato da un sensale. Subito dopo il matrimonio iniziarono i dissapori tra gli sposini, Cecilia non si trovava a suo agio a convivere con la  numerosa famiglia del marito e non le piaceva il lavoro all’osteria.

Le liti tra Cecilia ed Edoardo erano continue, lei voleva tornare dai suoi all’Olgettina o almeno vivere in una casa solo con il marito, lui aveva chiaramente dichiarato che mai si sarebbe allontanato dalla sua famiglia. Invano la sorella di Edoardo, Giuseppina, sposata ad un fittabile di Crescenzago, un Oriani, tentava di mettere pace tra i coniugi.  La situazione non si risolveva, anzi i rapporti tra i due peggiorava ogni giorno. Cecilia decise di risolvere la questione a modo suo, mettendo del veleno nella scodella della minestra del marito. Utilizzò una miscela di verderame, acquistato incautamente da lei stessa nella farmacia di Cernusco e di sublimato corrosivo (cloruro mercurico, usato a quei tempi come disinfettante locale).

Parte iniziale dell’articolo sul tentato omicidio di Cernusco.

Il colore rossastro che aveva assunto la minestra della sua scodella insospettì Edoardo che non mangiò la minestra e la buttò. La puntuale cronaca del giornale narra che “… né il gatto di casa né il cane vollero assaggiare la minestra pronta per l’Edoardo, mentre ghiottamente mangiarono quella delle altre scodelle …”.

Il fratello di Edoardo insospettito conservò la minestra e per cercare di avere qualche spiegazione la mostrò al droghiere ed al farmacista del paese. La famiglia sempre più sospettosa, con una scusa mandò Cecilia a far compere dal farmacista che riconobbe in lei la donna che qualche giorno prima aveva acquistato 15 centesimi di verderame. I sospetti e le chiacchiere in paese aumentarono e addirittura il sindaco, il conte Alfonso Visconti di Saliceto fece rapporto al pretore di Gorgonzola. Condotta dai carabinieri a Gorgonzola Cecilia, confessò al cognato quanto aveva già confessato al curato, aveva tentato di uccidere il marito per poter tornare alla sua cascina Olgettina di Crescenzago.