1935 - Nino Legnazzi all'età di 12 anni

Giovanni (Nino) Legnazzi nacque il 12 Marzo 1923 in uno dei cortili storici di Crescenzago, la Cùrt de l’America, allora via Milano 10, oggi via Padova 275.

Nel 1929 frequentò la scuola di via Bottego, prima le elementari poi la scuola professionale, nel 1935 per aiutare la famiglia iniziò a lavorare.

Nell’agosto del 1942, venne precettato per il servizio militare, fu destinato alla scuola autieri di Trieste quindi fu trasferito a Brescia.   Nel luglio ’43 venne inviato a Trento con destinazione fronte russo, il giorno seguente il 25 luglio il Re, Vittorio Emanuele III, destituì il capo del governo Benito Mussolini, sciolse il partito “Nazionale Fascista” e fortunatamente tutto fu sospeso. Dopo l’8 settembre con l’esercito senza ordini ed allo sbando Legnazzi, dopo un viaggio avventuroso rientrò a Crescenzago e riprese a lavorare.

Nel Febbraio del 1944 un proclama della Repubblica di Salò annunciava che tutti gli ex-militari, pena di morte se non lo avessero fatto, dovevano presentarsi ai Distretti Militari. Legnazzi si presentò e fu spedito in un campo di addestramento nella Foresta Nera in Germania, inquadrato nella Compagnia Motorizzata della Divisione Italia. Rientrato in Italia fu assegnato al trasporto viveri a ridosso della LINEA GOTICA. All’alba dell’11 aprile ’45 dopo innumerevoli peripezie, con gli alleati che ormai stavano dilagando nella pianura padana, riuscì a rientrare a Crescenzago, per lui la guerra era finalmente finita.   

10 maggio 2009 - Nino Legnazzi

Nel dopoguerra fu attivista nella Democrazia Cristiana, prestandosi anche come volontario per le affissioni dei manifesti elettorali nelle vie del quartiere dopo aver fatto più di 12 ore di lavoro e senza mai tralasciare l’aiuto a Don Enrico Bigatti ed alle sue opere di carità. Nel 1948 in previsione del matrimonio con Cleofe Gatti tentò di migliorare la propria vita recandosi col cognato in Sudamerica dove rimase un paio di anni, tornato in Italia continuò l’attività di trasformazione materie plastiche, si sposò ed ebbe tre figli, Anna, Chiara e Danilo dimorò a Crescenzago fino al 1973 anno in cui si trasferì a Segrate e lì rimase fino a quando in seguito all’ aggravarsi delle sue condizioni di salute fu ricoverato presso una casa di cura di Lambrate dove si spense il 3 febbraio 2012

Legnazzi è conosciuto anche come lo “storico” di Crescenzago, negli anni ‘80 incise una audiocassetta con notizie, poesie e ricordi della Crescenzago del passato che fu messa in vendita con lo scopo benefico di aiutare economicamente le suore di Santa Marta che gestivano l’asilo infantile di via Padova.  Per i cultori della storia di Crescenzago quella cassetta rappresenta tuttora una ineguagliabile e preziosissima fonte di notizie.

Di seguito, il figlio Danilo ne traccia un ricordo. 

 

°    °             In ricordo del mio Papà                °     °

Trieste, ottobre 1942 - Nino Legnazzi in divisa da autiere. Sulla foto si può leggere la dedica a don Enrico.

Mio padre era un tipo all’avanguardia se per questo si intende essere avanti sui tempi.

Avrebbe compiuto 89 anni il prossimo 12 marzo ma finché ha potuto si è sempre reso utile al suo prossimo prodigandosi in piccoli aiuti concreti ed immediati, forte della sua fede in Dio, Gesù e la Madonna, proprio lui che fino a dodici anni non frequentava né la chiesa nè i paulott di Crescenzago dove era nato nel 1923, in via Milano – ora via Padova 275 – detta “Curt de l’America” – ma viveva a piedi scalzi tra le sponde del naviglio Martesana – dietro casa – e i prati fino al fiume Lambro, dando sfogo alle tue energie giovanili visto che sapeva nuotare, tuffarsi, arrampicarsi su alberi o funi, camminare in equilibrio su tubi, ponti o parapetti, e anche a pallone o a ping pong te la cavavi bene.

Poi dopo la morte del papà – avvenuta quando avevi tredici anni -,inizi sia l’esperienza lavorativa per tentare di uscire dalla situazione di povertà e miseria in cui versavi con la mamma spesso ammalata, e la nuova frequentazione della chiesa e dell’oratorio, invitato a farlo dai giovani Ugo Meregalli e Secondo Gatti, che diventeranno poi, uno missionario del Pime e l’altro fratel gesuita e cognato avendone sposato la sorella Mariuccia.

Un altro giovane di allora partirà poi missionario per il Brasile e diventerà Padre Carlo Acquani e anche Peppino Cifarelli – nato anche lui in Curt de l’America – diventerà sacerdote dell’opera don Calabria e andrà in Sudamerica dove tuttora svolge il suo apostolato, mio papà sarà sempre un punto di appoggio per loro e le loro esigenze.

La conoscenza con Don Enrico Bigatti, il suo esempio e il suo collaborare alle esigenze caritative dello stesso, lo porta a sviluppare uno spiccato senso pratico per l’aiuto immediato e per l’agire senza paura o precauzioni, se a fin di bene.

Qualche esempio: E’ internato in Germania in tempo di guerra, nel campo ci sono circa 1000 soldati italiani ma solo 30 o 40 partecipano alla santa messa e quando tre fuggitivi vengono catturati e fucilati, solo mio padre si fa coraggio e alla sera si reca, con in mano il santo rosario, sul luogo della fucilazione a recitare qualche preghiera di suffragio per le loro anime, quasi a supplire alla mancanza dei loro cari che non si sa come o quando verranno a conoscenza dell’accaduto…

Tornato in patria sano e salvo collabora alla campagna elettorale del 48 e si rende disponibile ad attaccare i manifesti nelle vie del quartiere, praticamente da solo, di notte e dopo aver fatto 12/14 ore di lavoro, quel lavoro che svolgerà per  oltre 60 anni di cui 43 con la mano sinistra mutilata proprio sul lavoro e di cui con orgoglio e semplicità dirà di non aver mai percepito neanche una lira né al momento dell’infortunio né successivamente… altro che baby pensioni e falsi invalidi…

Chiamato dai parenti in occasione della morte di uno zio a ritornare al paese dei genitori nel Pavese (Cilavegna) per il disbrigo di pratiche legali legate ad eventuali eredità, entra nello studio notarile ed afferma che a lui niente è dovuto, l’ospitalità e l’affetto ricevuti nei vari periodi estivi della sua gioventù, trascorsi con i suoi parenti, lo ripaga di tutto e per la buona armonia di tutti e con tutti lui, non vuole assolutamente niente…il notaio lo fissa …e poi, rivolto al parente più anziano, dice che lui, di persone che si comportano così, ne ha conosciute ben poche… !

10 luglio 1953 - Nino Legnazzi a fianco di padre Ugo Meregalli, il quale dopo aver officiato la sua prima S. Messa rientra nella sua casa natale in via Padova 279 (la Curt de la pouliroela).

Alla Santa Messa domenicale frequentata sempre e con convinzione ovunque si trovasse (in Italia o all’estero, la  prima  cosa  che  chiedeva  infatti  era dove fosse la chiesa  più  vicina e l’orario delle Sante Messe) sentì l’allora parroco di Santa Maria Rossa, don Filippo Salvioni, avvisare dell’emergenza venutasi a creare in parrocchia: una famiglia venuta dal meridione è in situazione di emergenza: la mamma è in ospedale per partorire assistita dal marito e gli altri figli piccoli sono a casa da soli senza nessuno che li accudisca e sfami, mio papà con un amico si reca subito presso l’indirizzo segnalato, la porta è chiusa, la vicina ha le chiavi ma è molto sospettosa si lascia  però convincere ad aprire e così si può aiutare i bambini, arriva poi il padre che stupito e infastidito di aver trovata aperta la casa con dentro degli sconosciuti chiede spiegazioni e man mano si rende conto della bontà e sincerità dei presenti e ringrazia.

E le tante volte che quando pranzavamo in trattoria ed entrava un venditore ambulante, quasi sempre di origine marocchina, i clienti si comportavano nei modi più svariati e tu immancabilmente gli facevi cenno di avvicinarsi e discretamente gli chiedevi: “Hai già mangiato?” Spesso la risposta era no ed allora lo invitavi ad accomodarsi e ti premuravi di avvisare  l’oste che era tuo ospite e che avresti provveduto tu alla spesa necessaria…un po’ come aveva fatto il buon  samaritano…!

Ed ancora, quando rincasando di sera, alla Gobba, incontravamo i falsi automobilisti in panne in cerca di aiuto dalle auto di passaggio, ma che una volta avvicinatisi al finestrino proponevano l’acquisto di merce di dubbia origine a  prezzi stracciati, e quando tu gli invitavi a riportarla dove l’avevano presa e a non ingannare nessuno, loro ti osservavano perplessi domandandoti in che mondo vivevi o se eri…un prete …!

10 aprile 1960 - visita di un gruppo di crescenaghesi a don Ottavio Sironi a Robecco sul Naviglio, Nino Legnazzi è tra di loro, al centro della fila in alto.

Le  volte che don Luciano telefonava per trovare un lavoro ad un disoccupato e tu lo aiutavi direttamente o indirizzandolo a tuo nome a qualche ditta, situazione questa che ho potuto vivere di persona quando, rimasto senza lavoro il papà di un mio amico, ne parlo in casa e tu subito mi dici di avvisarlo di passare da te in officina, non c’è tanto lavoro neanche per te ma puoi condividerlo in attesa che trovi una nuova sistemazione  e così sarà…!

O quando le rev. Suore ti avvisano che l’Asilo versava in difficoltà, e tu pensi subito di incidere una cassetta ricca di notizie sulla tua Crescenzago e sui suoi abitanti, arricchita di tue poesie e gliene fai dono per venderle e tenerne il ricavato.

Ed ancora quando assieme ad altri crescenzaghesi siamo andati ad abitare a Segrate, subito tu ed io ci siamo messi a disposizione nella nuova parrocchia per sistemare il locale arredi sacri un po’ trascurato, poi tu ti sei subito inserito nel coro e hai aderito alle proposte parrocchiali, essendo legato alla fede e non solo all’ambiente o alle persone con cui abitualmente la vivevi.

Ed ancora quando hai coinvolto i bambini della Cooperativa per preparare insieme qualche canto per il primo Natale nella nuova casa, invitando tutti a trovarci nell’atrio per pregare e scambiarci gli auguri, tradizione che hai portato avanti dal 1973 fino a quando hai abitato lì. I bambini  piccoli sapevi come intrattenerli cantando, recitando filastrocche e facendo piccoli giochi con la carta; avevi recitato nella filodrammatica del tuo Oratorio ed anche nello scrivere avevi buon gusto nello scegliere l’argomento e avevi una calligrafia bellissima.

Le tante volte che con i tuoi amici, Penati, Lampreda, Villa o Bertario andavi a trovare qualche persona in ospedale o ricovero, specie i genitori dei missionari, quasi a fare le veci del figlio lontano… Tu stesso spesse volte sei stato ricoverato per interventi in ospedale e sempre ti sei reso utile anche per i degenti della tua camera mantenendo con loro un rapporto telefonico anche una volta dimessi, fosse anche solo per salutarli e sentire come stavano.

4 febbraio 1984 - Esumazione di don Enrico Bigatti. Nino Legnazzi è il portantino davanti a sinistra.

…E non parliamo delle centinaia di funerali di parenti amici o conoscenti a cui hai partecipato, pregando per i defunti e magari intonando il canto della :”Madunina del punt” – scritta dal tuo don Enrico –  che ancora oggi dopo tanti anni ci viene richiesta da tanti Crescenzaghesi come saluto di commiato quando sarà lo loro  ultima ora, quasi che la Madonna,  avvertita dalla melodia a Lei dedicata, spalanchi amorevolmente una corsia preferenziale per il Paradiso, che tu hai sempre auspicato di meritare nell’aldilà iniziando già qui sulla terra a creare un bel clima di pace e serenità con tutti.

In tante di queste azioni di apostolato trovavi una alleata nella mamma, che anche se poi si incavolava sopratutto per gli inviti a pranzo a sorpresa della domenica, non si è mai rifiutata di stendere una mano verso il prossimo, l’anziano in difficoltà o ammalato, il parrocchiano bisognoso o l’ospite di passaggio, come quella volta che ti aspettavamo solo con padre Carlo Acquani ed invece ti sei presentato  con altri due suoi conoscenti: ed uno di loro era il dott. Marcello Candia che aveva poco tempo e doveva parlare con padre Carlo del Brasile – dove anche lui operava – e così, durante quel pranzo, poterono scambiarsi le reciproche opinioni e proposte.

La mamma condivideva tante tue scelte; anche quando tenevi corrispondenza con i carcerati tramite la rivista Famiglia Cristiana o quando tentaste l’adozione di un bambino ormai grande sempre dopo averne letto del suo caso sulla  stessa rivista.

Avevi fatto anche l’esperienza dell’emigrato in Cile dal 1949 al 1950 e quindi sapevi bene cosa volesse dire guadagnarsi il pane all’estero, forse anche per questo eri molto comprensivo con gli stranieri venuti in Italia alla ricerca di un lavoro.

E adesso che hai terminato il cammino terreno non posso non ricordare quello che tu dicevi sempre quando ti veniva comunicata la morte di qualche persona cara: “Che bello sapere che adesso vive nella gloria eterna al cospetto di Dio, vederne il suo volto, quello di Gesù e della Madonna  e rivedere o ritrovarsi coi propri cari che ci hanno preceduto.” Ci facevi recitare l’Eterno Riposo e concludevi dicendo: “Che possa avere il massimo dei premi e il minimo delle umane condanne.”

Papà oggi questo vale anche per Te e Grazie per  essere sempre stato nella vita e nella fede coerente tra …il dire ed il fare…

 

Danilo Legnazzi , Crescenzago 2012