1982 - Rara immagine della ruota idraulica sulla Martesana della filanda De Ponti

Negli ultimi anni della dominazione austriaca, quando il Lombardo-Veneto era ancora sotto la corte di Vienna, Luigi De Ponti, da Greco dove possedeva una fornace, si trasferì a Crescenzago.

Acquistò dalla famiglia Valerio la bella villa lungo le sponde della Martesana in via Lazzaretto, (dopo l’accorpamento con Milano, essendoci già a porta Venezia una via con tale nome, la via venne denominata San Mamete, la villa in oggetto è tuttora presente al civico 42).

Nell’ampio giardino all’italiana sul lato occidentale della villa Luigi De Ponti costruì una filanda e nel 1857 chiese ed ottenne dalle autorità austriache il permesso di dotarla di una ruota che sfruttasse  la forza idraulica del Naviglio Martesana.

Sei anni dopo, nel gennaio 1863, Luigi De Ponti , chiese alle autorità italiane, che nel frattempo erano subentrate, l’autorizzazione a potenziare ed ampliare le dimensioni della ruota nella Martesana.

Copia della "QUITANZA" dell'imposta di bollo di 90 centesimi pagata alle autorità austriache da Luigi De Ponti per la richiesta di aprire un canale sulla Martesana.

Di seguito la parte iniziale e finale della lettera indirizzata alla Regia Prefettura della Provincia di Milano con la richiesta di ampliare il canale sulla Martesana per poter istallare una ruota idraulica più grande:

“Il  sottoscritto nell’anno 1857 chiese ed ottenne dal Governo Austriaco il diritto di aprire e tenere costantemente aperto un canale nella sponda destra del Naviglio Martesana a Crescenzago, onde colla corrente delle acque affluenti per detto canale attivare una ruota idraulica destinata per animare un setificio come consta dall’Istromento 14 luglio 1857 stipulato fra il sottoscritto e l’amministrazione delle Finanze.

Attivatesi le opportune opere ed eretto lo Stabilimento di trattura e filatura serica che continuamente funzionò fino al presente, ne trasse anche il Comune di Crescenzago non poco giovamento, venendo ad essere procurato lavoro a molti individui mancanti di altri mezzi di sussistenza.

Ma la forza sviluppata dall’azione della corrente sulle pale della ruota, abbenchè siasi con tutti i mezzi dell’arte procurato di diminuire tutte le resistenze, è sempre piccolissima e bene spesso insufficiente ad animare lo stabilimento che il sottoscritto eresse con tanto dispendio e rischio di esito, ond’è che si determinò di aumentare la sezione del canale o gora della Ruota allo uopo di aumentare il corpo d’acqua corrente ed il conseguente suo effetto utile.

Le opere che il sottoscritto intende di eseguire … … … .

 … … … lo scrivente invocando una sollecita e favorevole risposta alla presente domanda, si dichiara del resto pronto a quelle condizioni e discipline che gli verranno imposte.

Si unisce in allegati il tipo delle opere e il certificato della Giunta Municipale relativa alla convenienza di estendere lo stabilimento del sottoscritto onde procurare lavoro agli indigenti.

Col massimo rispetto,                                                                          Milano li 24 Gennaio 1863

Firmato De Ponti Luigi     

progettto di ampliamento del canale per ospitare una ruota idraulica maggiorata in allegato alla domanda presentata da De Ponti nel 1863.

Nel 1868 alla morte di Luigi De Ponti, il figlio Domenico diventò proprietario della filanda di Crescenzago assieme al fratellastro Angelo che Luigi ebbe dalla prima moglie. .       

Per una singolare coincidenza i due fratellastri Angelo (1829-1920) e Domenico (1837-1916) ricoprirono per molti anni la carica di sindaco rispettivamente a Cinisello e Crescenzago.

Nei prima anni del XX secolo la filanda pur rimanendo di proprietà della famiglia De Ponti fu data in affitto a diversi industriali serici.

Nel 1909 la filanda era in affitto alla famiglia Cova, che commerciava seta e possedeva fabbriche in numerosi centri della Lombardia, da Magenta a Cremona, da Arluno a Caravaggio.

In quegli anni la economicità dell’energia ricavata dalla ruota cominciava a diminuire, lo si evince da una stima stilata del 1909, (vedi sotto) nella quale si descrivono le strutture della filanda e l’unico impianto in “istato di deperimento” sembra essere proprio la ruota idraulica.

“Verso ponente un grande fabbricato industriale a tre piani  comprendente la filanda e gli annessi locali di magazzini,  dormitori, servizi ecc, inoltre un fabbricato ad un sol piano per la caldaia e la motrice a vapore con annesso camino, corte e spazi vari, vasca d’acqua.

Bacinella per bozzoli, con numerosi fori che consentivano l'ingresso dell'acqua calda, dove si eseguiva la scopinatura che era l'operazione che consentiva con l'aiuto di una spazzola di trovare il capofilo del bozzolo.

Essa è completa come macchinario e attrezzamento per  96 bacinelle con 48 batteuses (Spazzole per la scopinatura) con ogni accessorio, è munita di cassone d’acqua, di tubazioni e relativa rubinetteria per la distribuzione di acqua e di vapore, di apparecchio completo per l’estrazione della fumana, di pompe idrauliche, azionate sia dalla motrice a vapore, che dalla ruota idraulica, di stufa per la moritura dei bozzoli e di tutto quanto è necessario e inerente all’esercizio di una filanda. Nel piccolo fabbricato trovasi come si disse, la caldaia sistema Cornovaglia e la motrice a vapore, il tutto completo in ogni particolare ed accessorio, colle relative trasmissioni, tubazioni ecc. Oltre alla stradella esiste canale idraulico in fregio al Naviglio Martesana (dal quale riceve ed al quale ritorna l’acqua) e da esso diviso in parte da una cesata d’assi con piantane di rovere ed in parte da muro; detto canale aziona una ruota idraulica in ferro con pale in legno che trasmette il movimento alle pompe idrauliche per fornire d’acqua potabile la filanda e la casa civile. Tale impianto idraulico dipende da regolare concessione demaniale.

Tutti i fabbricati sopra descritti, come pure tutti i macchinari con ogni fisso ed infisso, si trovano in istato di conveniente manutenzione, ad eccezione della ruota idraulica che è in istato di deperimento.”

Secondo Paolo De Ponti, discendente degli antichi proprietari, l’attrezzatura descritta nella relazione fa ritenere che in quel periodo di inizio secolo la filanda potesse occupare 130-140 dipendenti.

In seguito, dopo oltre mezzo secolo di utilizzo, la ruota venne smantellata. In accordo col magistrato delle acque venne ricostituita la spalla del canale Martesana cancellando ogni traccia della ruota.

Negli anni ’20, la famiglia De Ponti, pur rimanendo in possesso della villa vendette la filanda ma nel 1933 Giuseppina De Ponti la riacquistò dal Comm. Gaetano Marzotto di Valdagno.

Successivamente il complesso venne rivenduto dalla famiglia De Ponti trasformato in una industria chimica.

Nel dopoguerra l’ edificio della vecchia filanda subì una profonda ristrutturazione, attualmente il corpo basso della struttura è occupato dall’officina di un fabbro (Giuseppe Bresciani) mentre i piani alti sono stati riconvertiti in abitazioni residenziali.

la ex-filanda De Ponti nel 2009.

Poco più a valle, nel periodo in cui era attiva la ruota alla filanda  villa De Ponti, c’era in funzione un’altra ruota in un’altra industria tessile, quella del cav. Mangili in piazza Costantino. In questo caso nel muro perimetrale di villa Pallavicini ( così ora è denominata la filanda del Mangili) si vedono ancora chiaramente i segni di dove era posizionata la ruota idraulica.

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Ulteriori immagini relative alla filanda De Ponti sono presenti nella galleria fotografica “La filanda De Ponti e la ruota sulla Martesana