In epoche passate ma soprattutto nella seconda metà del XIX secolo, quasi tutti i contadini di Crescenzago allevavano i bachi da seta. Era un lavoro principalmente seguito dalle donne che accudivano i bachi nutrendoli con le foglie di gelso che raccoglievano giornalmente.

Bozzoli di baco da seta. Le razze europee posssono presentare una spiccata differenziazione della morfologia del bozzolo, delle dimensioni e dei colori (1): bianco, giallo paglierino, giallo oro, arancio, rosa e verde. Nella foto sono rappresentati i bozzoli che venivano coltivati nella zona di Crescenzago.

 Gli uomini lavoravano nei campi per i lavori più duri anche se anche l’allevamento dei bachi da seta era anch’esso un lavoro molto impegnativo soprattutto negli ultimi 10 giorni di allevamento quando i bachi si preparavano al “bosco” per filare il bozzolo. In quel periodo il baco ha bisogno di una temperatura costante e spesso le famiglie dei contadini, pur di assicurarne il benessere, arrivavano a portare fuori dalle povere case i mobili per fare posto ai graticci che ospitavano i bachi.

L’allevamento dei bachi assicurava una rendita in più per la misera economia familiare che poteva così, seppure in modo limitato, avere un po’ di riserva che sarebbe poi servita per improvvise o straordinarie spese. Dai vecchi racconti che si tingono di favola emerge che furono molte le signorine di Crescenzago che andarono orgogliose all’altare portando “la dote” comperata utilizzando quelle preziose riserve.

La seta è un fibra che si ricava dai bozzoli di un insetto appartenente all’ordine dei lepidotteri chiamato baco da seta o filugello o bombice del gelso (bigatt in milanese) che si nutre esclusivamente di foglie di gelso. La seta viene prodotta dal baco da due ghiandole interne ed esce da due aperture situate ai lati della bocca. La bava sottilissima a contatto con l’aria si solidifica e mediante dei movimenti della testa del baco, si dispone in strati formando un bozzolo di seta grezza (galètta in milanese), costituito da circa 20-30 strati concentrici prodotti da un singolo filo continuo mediamente lungo tra i 300 e i 900 metri ma che in alcuni casi può raggiungere anche i 1500 metri. il baco da seta è un instancabile mangiatore, dalla nascita fino alla trasformazione in crisalide consuma una quantità di foglie di gelso pari a 40.000 volte  il suo peso corporeo ma è anche un formidabile produttore, infatti in condizioni ottimali, può produrre 15 metri di bava al minuto.

L'importanza e la popolarità della bachicoltura nella seconda metà del XIX secolo e certificata dal fatto che venivano pubblicati libri e riviste settimanali sull'argomento.

L’allevamento del baco avveniva in locali adibiti a questo scopo ma spesso nelle  stesse abitazioni dei contadini. I bachi durante la crescita e le diverse mute venivano tenuti su graticci sovrapponibili. Inizialmente venivano alimentati con foglie fresche finemente triturate, poi venivano somministrate foglie intere, quindi nelle ultime fasi venivano fornite le foglie con il ramo intero.  In queste fasi che durano mediamente 28 giorni i bachi crescono sino a misurare 6/8 cm, quindi negli ultimi 3/4 giorni “salgono al bosco”  si arrampicano cioè sui rami e costruiscono il bozzolo.

Formazione del bozzolo nel periodo finale quando il baco "sale nel bosco"

Il baco dopo aver costruito il bozzolo si trasforma in crisalide e quindi in farfalla, che distrugge il prezioso bozzolo per poter uscire fuori. Prima che questo avvenga i bozzoli vengono portati in appositi essiccatoi per uccidere la crisalide.

Per ottenere 1 kg di seta grezza occorrono tra 5 e 10 kg di bozzoli. Il filo del bozzolo mediamente presenta una sezione di 20 µm (µm = 1 milionesimo di metro), mentre il filo di seta una volta tessuto, a parità di sezione ha una tenacità superiore ad un filo di acciaio.

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L’allevamento del baco per la produzione della seta ebbe origine in Cina e per molti secoli la bachicoltura rimase una pratica segreta, soltanto nel VI secolo arrivò in Europa.

Secondo la leggenda popolare la bachicoltura e la produzione della seta si svilupparono in occidente quando due monaci greci di ritorno dall’Oriente portarono a Costantinopoli, nascoste nei loro bastoni, alcune uova del baco da seta.

In Italia la bachicoltura si sviluppò con successo tanto che fu tra i maggiori produttori mondiali di seta per molti decenni.

La produzione dei bachi ebbe grande diffusione in Lombardia e soprattutto a Milano. Nel 1906, nel corso dell’Esposizione universale di Milano, venne pubblicato uno studio sulla produzione di bozzoli (2) dove risultò che in Lombardia (circa 20.000 t.) veniva prodotta quasi la metà della produzione italiana (ca. 50.000 t.) e nella sola provincia di Milano ne veniva prodotta quasi un decimo (oltre 4.000 t.).

Ammasso dei bozzoli in attesa della lavorazione nelle filande

Solitamente i singoli contadini, riuscivano a produrre un numero limitato di bozzoli che venivano venduti “freschi” presso i centri di raccolta, spesso cooperative, dove venivano pesati, subito essiccati e poi venduti alle filande.

A Crescenzago la filanda De Ponti, attiva nella seconda metà dell’800, ritirava direttamente i bozzoli dai contadini della zona e la essiccatura veniva fatta direttamente in filanda, infatti un attento esame dei vecchi documenti della filanda (3) ha permesso di rintracciare alcune polizze assicurative risalenti al 1870 e tra le attrezzature assicurate vi erano “macchinari per la stufatura dei bozzoli“.

La coltivazione del baco da seta a Crescenzago ha avuto un rapido declino nei primi decenni del XX secolo, in Lombardia è rimasta in alcune zone sino agli anni ’50. La filanda De Ponti di Sesto San Giovanni, (i cui proprietari erano parenti dei De Ponti che avevano la filanda a Crescenzago) è rimasta attiva sino fino all’inizio della seconda guerra mondiale.

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  1. C. Jucci – Ricerche sulla natura dei fattori che governano il colore del bozzolo nei bachi da seta (1933). Zeitchrift fur Induktive Abstammungs und Vererbunglehre, vol 65, isuue 1, pp 322-326
  2. tratto da:   http://www.comune.malgesso.va.it/docs/cultura/baco_da_seta.pdf
  3. Archivio storico filanda De Ponti di Crescenzago