Aneddoti e ricordi in libertà di persone che hanno vissuto alla Gobba e che nonostante siano passati molti anni sono rimasti impressi indelebilmente nella loro memoria…

L’ANGURIERA DEL GIULI ricordo di Angela Margutti

L’estate per noi bambini della Gobba arrivava veramente solo quando “el Giuli furmagiat” montava l’anguriera. El Giuli abitava in una villetta in via Bormio ad un centinaio di metri dalla Gobba. In estate montava una baracca di legno all’incrocio di fronte alla trattoria dove vendeva le angurie. Teneva le fette su delle foglie di platano adagiate su delle barre di ghiaccio. Mi ricordo che per capire se le angurie erano dolci faceva un assaggio, un piccolo foro circolare con uno arnese simile a quello che si usa per valutare se il grana è stagionato. Quella carota rossa e fresca che spesso el Giuli ci regalava era molto apprezzata da noi bambini.

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EL MELGUN ricordo di Albino Gatti

In autunno i portici dietro la pompa dell’acqua (la trumba) erano occupati da grandi mucchi di pannocchie (loeuv) di granoturco (melgun). Alla sera gli abitanti del cortile si radunavano attorno ai grandi mucchi con uno sgabellino, prima sfogliavano le pannocchie, poi staccavano i chicchi dal torsolo e li raccoglievano in sacchi di iuta. Per non martoriarsi le dita si aiutavano con l’anello delle grosse chiavi di allora. Mentre si lavorava ognuno aveva la sua storia da raccontare e per pulire la gola dalla polvere c’erano i fiaschi di vino che giravano di mano in mano. Allora non si buttava niente, tutto era utilizzato, le foglie delle pannocchie venivano usate come lettiera per le mucche ma anche per fare i materassi ed i torsoli (mulascioeu) erano utilizzati come combustibile per l’inverno.

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EL RUSARI ricordo di Fernando Ornaghi

Non so quando é iniziata questa consuetudine alla Gobba, nè quando è finita ma so che per tutto il periodo dei miei ricordi d’infanzia durante il mese di maggio, tutte le sere, sotto il porticato, attorno alla madonnina del 393, si diceva il rosario. E ricordo anche che mia nonna Adelaide non mi ha mai permesso di saltarne uno ! Tutte le volte che vado a trovare i miei defunti che sono negli ossari del cimitero di Lambrate mi vengono in mente i rosari di quando ero bambino, infatti a qualche loculo di distanza dai miei cari c’è la lapide di Santina Demergazzi. La voce della Santina ed il suo volto con i capelli raccolti in un chignon a rosetta, nei miei ricordi, sono indissolubilmente legati al rosario, era lei a condurre ed intonare il rosario. Il quadro era immutabile tutti gli anni: l’aria aveva già i profumi della primavera … i coloratissimi fiori di stagione adornavano la cappella … la voce solista della Santina che intonava Ave Maria, coperta a volte dal garrire delle rondini che volavano basse nel cortile … il coro dei presenti che rispondeva con un possente Santa Maria che si andava via via affievolendo sino ad essere un sommesso brusio all’Amen…

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I UDUR DE LA GOEUBBA ricordo di Enrica Ornaghi

Della Gobba, del suo cortile e delle persone che lo abitavano mi ricordo molto poco, ho immagini molto vaghe, forse ero troppo piccola per ricordare. Stranamente, invece, ripensando alla Gobba mi tornano alla mente i suoi odori. Ricordo l’intenso profumo dei mughetti dell’ortino che la nonna aveva dietro le stalle, ma soprattutto ricordo il forte odore di sapone di Marsiglia che si sentiva appena ci si avvicinava alla trumba.

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EL CARBUN DE CARTA ricordo di Albino Gatti

Gli inverni erano lunghi e ogni casa aveva almeno una stufa da riempire continuamente con legna o carbone. Ma il carbone costava ed anche la legna, per chi non aveva alberi da tagliare non era certo a buon mercato. Mio papà Piero per aumentare le scorte di materiale da bruciare, in estate metteva la carta a macerare nel mastello, poi la pressava e formava palle grandi quanto le bocce e le lasciava asciugare al sole del cortile. Furono un ottimo surrogato del carbone per molti anni.

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GHERA LA GUERA ricordo di Albino Gatti

Mi ricordo che un giorno, durante la guerra, ho assistito di persona a questo episodio. Una pattuglia di tedeschi con la motocarrozzetta BMW si fermò all’osteria della Gobba. Entrando incontrarono un giovanotto di nome Nello che lavorava in cucina e che non si preoccupò di salutarli con il saluto militare. I soldati tedeschi lo fermarono in modo brusco e gli fecero rifare il percorso intimandogli di fare il saluto militare. Non contenti di come aveva fatto il saluto glielo fecero rifare una seconda volta, poi una terza, sempre con modi più ostili e per impaurirlo estrassero anche la baionetta. Nello, vista la situazione si tolse i pesanti zoccoli in legno che lo impedivano nei movimenti e rifece il percorso facendo un saluto impeccabile. Fortunatamente anche i tedeschi ritennero abbastanza marziale il suo saluto e soddisfatti lo lasciarono andare.